Fughe e approdi di Giovanna Taviani.

Monday, October 20, 2014

In questo nostro secondo incontro vorrei proporre all’attenzione degli insegnanti d’italiano e agli amanti del buon cinema: Fughe e approdi  di Giovanna Taviani, uscito nel 2012.

                  Si è scritto e parlato molto nell’ultimo decennio del nuovo documentario italiano,  ma l’uscita e i successi di Sacro GRA (2013) di Gianfranco Rosi e di TIR (2013) di Alberto Fasulo, rispettivamente vincitore del Leone d’oro alla Mostra del cinema di Venezia e vincitore del Marc’Aurelio d’Oro dell’ottavo Festival del Cinema di Roma, hanno riacceso il dibattito. Si è discusso molto su come i nuovi documentari italiani raccontino la realtà con storie semplici e a volte anche difficili da seguire per il grande pubblico che va al cinema per vedere storie avvincenti, romantiche oppure film d’azione, pieni di effetti speciali. Il film documentario di Rosi mostra scene di vita che si svolgono lungo il Grande raccolto Anulare (GRA del titolo), senza commento esterno o interviste. TIR racconta la nuova vita di Branko, un ex insegnante di Rijeka, che vive, dorme e mangia sul suo tir e riesce a parlare con i suoi familiari soltanto al telefono. Il documentario racconta monotonia del suo lavoro come denuncia di un lavoro schiavizzante in un mondo senza lavoro.  Fughe e approdi di Giovanna Taviani si stacca da tutto questo ma anche dal documentario che racconta semplici storie documentaristiche, e attraverso una affabulazione personale, critica e creativa ci racconta una storia reale e metacinematografica che si riallaccia al patrimonio letterario e cinematografico nazionale, alle leggende e al racconto orale per far rivivere allo spettatore il mondo meraviglioso della cultura mediterranea. Il docufiction si articola attraverso un viaggio personale e reale, ricco di ricordi, di spezzoni di film, documentari, diari, interviste e incontri con personaggi storici del passato, altri ancora viventi e attraverso memorie individuali e collettive. Per tutti i suddetti motivi penso che questo film documentario sia adatto per tutti gli studenti di italiano, per i corsi sul cinema e per i corsi di Cultural Studies e per chi si avvicina agli studi mediterranei e anche per chi vorrebbe soltanto godersi un viaggio nelle Isole Eolie, in posti mitologici e sognare di rivedere dove approdò Ulisse durante il suo ritorno  e di immaginare che  attraverso il “racconto” della Taviani e le storie vissute dagli abitanti delle varie isole possano anche rivivere le odissee dei propri avi scappati nelle Americhe per sfuggire alla miseria e alle eruzioni vulcaniche e alla polvere della pomice.

                  Questo suggestivo e meraviglioso viaggio è tenuto insieme da una cornice personale ma classica che coinvolge e appassiona e che potrebbe essere facilmente utilizzata dagli insegnanti per proporre, attraverso i cinque capitoli del racconto filmico vari esercizi di ricerca a partire dall’analisi dell’ io narrante-bambina della Taviani che racconta il suo primo incontro con questo mondo per lei all’epoca arcano e magico. Oltre al viaggio diaristico il filmato propone anche il viaggio alla ricerca dei grandi maestri del cinema italiano del passato senza però dimenticare anche le tragiche vite dei pescatori, dei minatori e delle donne che hanno vissuto su queste isole.  Gli insegnanti potrebbero anche spingere i propri studenti ad analizzare i vari significati che nel filmato assume il mezzo di trasporto; una tartana dalla vela rossa, utilizzata dalla regista e dal suo timoniere e traghettatore:  Figliodoro. La barca  oltre a essere reale in quanto mezzo di trasporto assurge anche a simbolo dell’immaginazione che trasporta loro e noi spettattori attraverso il tempo,  acquistando anche il valore delle memoria,  della storia nella fiaba e nelle realtà vissute nel tempo, come il sottotitolo del filmato attesta: Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà. Attraveso questo affascinante viaggio gli studenti potrebbero scoprire Lipari e il “mal di pietra” di cui parla Vincenzo Consolo nel suo Il sorriso di un ignoto marinaio; Vulcano e i confinati di fine Ottocento descritti da Alexandre Dumas nel suo Viaggio in Sicilia; Stromboli e “Iddu” che sputa fuoco dalla sua bocca come nei grandiosi documentari figurativi di Vittorio De Seta; Panarea e le donne pescatrici, documentate dal bianco e nero della storica casa di produzione Panaria Film; e poi Salina, l’isola de Il postino, ultimo film interpretato da Massimo Troisi, con la “fillossera”, un insetto velenoso che alla fine dell’Ottocento attaccò le vigne, i capperi, e il grano costringendo la popolazione a emigrare per le nuove Americhe.

Per i cinefili o per i semplici appassonati del grande cinema, questo film documentario fa rivivere anche le grandi storie del cinema. Difatti queste isole furono anche set di memorabili film del passato, da Stromboli, terra di Dio di Roberto Rossellini a Vulcano di William Dieterle, da L’avventura di Michelangelo Antonioni a Caro diario di Nanni Moretti, fino a Kaos (1984) di Paolo e Vittorio Taviani, tratto liberamente da un classico letterario di Luigi Pirandello. In Una giornata, novella scritta dallo scrittore siciliano, alcuni giorni prima di morire, si narrava un incontro immaginario tra lo scrittore e la madre defunta, che dopo tanti anni voleva finalmente svelargli quello che non aveva potuto dirgli in vita. In un commovente incontro la madre scomparsa dice a Pirandello di essere forte e di guardare le cose anche con gli occhi di quelli che non le vedono più. Questo richiamo a difendere e proteggere la memoria è alla base dell’opera della Taviani che potrebbe essere utile oggigiorno nelle nostre scuole dove le nuove generazioni, a causa dell’enfasi posta sul futuro e l’immediato, si disinteressano dei legami con il proprio passato. La mamma di Pirandello nel racconto ricorda il viaggio fatto da piccola su una tartana dalla vela rossa per raggiungere il padre in esilio a Malta. Viaggio rivissuto dai fratelli Taviani nel film Kaos, con l’allora tredicenne Giovanna Taviani nella parte della madre di Pirandello. Nel film il viaggio era ambientato a largo dell’Isola di Lipari e Giovanna interpretava un ruolo che all’epoca forse non capiva nella sua interezza ma che rivive nel sul film documentario per superare l’oblio attraverso l’arte in un altro viaggio che ricorda le fughe ma anche gli approdi in queste isole mediterranee. Il filmato di Giovanna porta a compimento anche le idee del filosofo Franco Cassano che in Pensiero meridiano scrive: “La natura umana è parte  di una natura più grande, è stretta da una solidarietà con la terra che la ospita, è  riconoscimento di una madre comune e silenziosa. Questo rapporto originario e profondo con la terra lo si può ritrovare solo recuperando il cuore greco della nostra civiltà, quell’<<amore classico per il cosmo>> che è stato infranto dalla tradizione ebraico-cristiana.” (p. 88)

Per concludere il documetario attraverso l’arte ci offre l’opportunità a noi insegnanti di rifare un viaggio che attraverso la storia, l’emigrazione, il sociale, l’antropologico, l’autobiografia e il metacinamatografico fa rivivere il confino di antifascisti come Emilo Lussu, Carlo Rosselli, di fascisti come Edda Mussolini-Ciano che nel confino trova una storia appassionata di sesso e amore con un comunista, mentre invece in queste isole Anna Magnani va ad allenire il suo dolore d’amore e di rivalsa verso Roberto Rossellini e Ingrid Bergman. Giovanna Taviani in questo film documentario rivive la sua storia personale, ma anche quella universale attraverso momenti di vita di intellettuali, di divi, dive, eroi e leggende, senza dimenticare gli sfruttati, gli scavatori e le tradizioni e le superstizioni della gente comune. Fughe e approdi oltre a superare l’oblio restituisce al cinema la sua funzione di insegnamento nel tramandare  e far rivivire il passato e nel ricordarci chi siamo, mostrandoci chi eravamo.  Inoltre con questo film documentario Giovanna Taviani si ricollega ai grandi maestri del cinema italiano che attraverso il cinema scoprivano, raccontavano il proprio paese e lottavano per mantenere viva la memoria. 

fughe e approdi: il trailer

Intervista a Giovanna Taviani