L’italiano: quella marcia in più
di Enza Antenos -
Lo studio dell’italiano permette di aprire diverse porte: dall’insegnamento, la più nobile delle professioni, a varie carriere che sono spesso trascurate, come il marketing della moda e dello sport, la contabilità, l’industria farmaceutica e lo sviluppo internazionale. A New York e nel Tri-State (NY, NJ e CT) in modo particolare con un titolo di studio in italianistica si può avere una marcia in più. Per chi scrive, i titoli di studio (dalla laurea al dottorato) sono serviti come rafforzamento di radici e formalizzazione di una passione per tutto ciò che è italiano. Da professoressa universitaria alla Montclair State, vorrei coltivare le medesime passioni degli studenti giacché tengo al loro futuro e vorrei che avessero successo, sia a livello personale che professionale.
Il portare uno studente nel mondo del lavoro e rendere l’insegnamento un percorso di vita (qualcosa, cioè, che non si ferma con la fine degli studi formali) sono requisiti fondamentali del Ventunesimo secolo introdotti nel curriculum a livello di college e università. A prima vista, può non essere intuitivo capire come la valorizzazione psicologica e culturale dell’italiano possa arricchire queste competenze. Ma bisogna guardare allo studio della lingua italiana attraverso una prospettiva nuova: quella della moderna economia globale. Attraverso lo studio della lingua e della cultura italiana si possono sviluppare conoscenze e competenze che possono portare vantaggi concreti in una carriera professionale? C’è un’unica risposta: certo che sì.
Paolo Balboni, linguista e professore dell’Università Ca’ Foscari di Venezia ha detto chiaramente che la lingua italiana è un lusso come lo è anche la cultura: da tesori come Michelangelo e Verdi, Machiavelli e Fellini, fino a beni come la Ferrari e i gioielli Bulgari, gli abiti Prada e le delizie Barilla. Eppure per la maggior parte degli studenti l’italiano è una lingua del cuore. C’è chi si innamora dell’italiano per via dei beni di consumo (macchine, moda e accessori, cibo), chi rimane folgorato dal patrimonio culturale (arte e architettura, musica e letteratura); tuttavia sono pochi quelli tanto appassionati da questi tesori da scegliere di seguire un percorso accademico per alimentare questa passione.
Secondo le ultime statistiche dell’Institute of Education Sciences, le lauree conferite da università americane nell’anno accademico 2013-2014 sono state 358, insomma poche, il che conferma che l’italiano è, in effetti, un lusso, e come tanti altri lussi in questo clima di crisi economica, anche lo studio dell’italiano soffre. Ed è per questo che il numero di laureati diminuisce (tanto quanto i titoli di studio in altre lingue straniere) perché, per tanti, laurearsi in italiano è poco pratico.
Laurea in italiano: che farne?
Specializzarsi in italiano porta una specie di status per difetto, cioè diventare insegnante/docente, punto e basta. Tramite un programma d’abilitazione offerto da varie università, chi si laurea in italianistica o lingua e letteratura italiana alla fine si trova in aula a promuovere la bella lingua ispirando e appassionando gli studenti. Titoli di studio avanzati, il Master o il dottorato, sono il 25% dei titoli conferiti a questo livello (58 Master, 29 dottorati) ed alcuni studenti della Montclair State li hanno proseguiti alla University of Wisconsin-Madison, Middlebury College e all’Università di Firenze.
A livello di dottorato di ricerca, Anthony Tamburri, docente di Cultura Italiana e Studi Comparati alla City University of New York e dean del John D. Calandra Institute, di recente ha orgogliosamente annunciato dalla sua pagina Facebook: “Alcuni dei miei ex studenti stanno semplicemente spaccando: due sono professori ordinari, alcuni prof associati, un abile romanziere, qualche professore appena assunto e un professore a contratto si è appena aggiunto al gruppo. E tutti hanno pubblicato dei libri”. Fare carriera come professore è ancora la scelta prevalente.
Fuori dagli schemi
La domanda che vogliamo porre è proprio questa: che vantaggi porta una laurea in italiano per chi cerca lavoro in altri settori? Qui la chiave è poter “sweat the asset”, fare della laurea in italiano un uso migliore di quello che generalmente viene associato a questi studi. A New York, dove la comunità imprenditoriale italiana è ampia e molto attiva, è richiesto saper padroneggiare delle abilità che si possono acquisire anche attraverso lo studio della lingua e cultura. Un ex studente della Montclair State aveva scelto di studiare l’italiano per rendere omaggio alle sue radici italiane. Poi ha scoperto che la lingua gli poteva servire anche nel lavoro con un gruppo internazionale di supply-chain management con una sede a Firenze.
L’italiano ha un ruolo ben preciso per uno studente interessato all’economia globale. L’America si posiziona al terzo posto tra i partner commerciali dell’Italia e l’Italia è all’11° posto tra quelli americani (US Census Bureau 2016). L’Italia e il made in Italy (il terzo marchio al mondo dopo Coca-Cola e Visa) sono al nono posto per l’economia (IMF) e al quinto posto per produzione al mondo (United Nations 2010). Peraltro ci sono oltre mille società italiane presenti negli USA e di pari aziende americane in Italia; in più, ci sono 7.500 attività americane che fanno business in Italia (Italian Trade Commission 2013). Ha senso perciò investire in un asset italiano anche a livello accademico.
Se ci fossero ancora dubbi sul ruolo dell’Italia nell’economia globale, ecco il video realizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico:
L’imbarazzo della scelta
Anche dare un tocco italiano ad un’altra specializzazione accademica (in contabilità, affari internazionali, grafica pubblicitaria, comunicazione e relazioni pubbliche, scienze, ecc.) può trasformarsi in un vantaggio notevole. Cercando offerte di lavoro su Linkedin.com, Indeed.com e Simplyhired.com, quelle che secondo una classifica dell’Huffington Post sono le top tre risorse per la ricerca di lavoro, usando la parole chiave “italiano bilingue” compaiono buoni risultati: cercasi interprete, traduttore e sottotitolatore, ragioniere, specialisti business, e addetti alle pubbliche relazioni, marketing e social. I campi di queste offerte sono nella medicina e nell’industria farmaceutica, nelle start-up di moda e nelle aziende web e delle app,; c’è poi uno studio di ragionieri e un’emittente televisiva satellitare.
Un campo emerso di recente in merito alla traduzione è la cosiddetta localizzazione che consiste nell’adattare le caratteristiche e le proprietà fisiche di un prodotto o brand a un target culturalmente lontano in un mercato internazionale. In questo periodo, Whatsapp (Facebook) cerca un localizzatore per il mercato italiano con “ottime abilità di scrittura e comunicazione in italiano e inglese per poter comporre risposte precise e appropriate per gli utenti. Fanatico della grammatica? Meglio ancora” e “una solida conoscenza della regione italiana e della sua cultura; 4+ anni di esperienza in loco sono un plus”.
Studenti laureati alla Montclair State hanno ottenuto ottimi risultati e opportunità professionali eccezionali. Qui non posso elencarli tutti, quindi citerò solo alcune delle posizioni che oggi questi ex studenti ricoprono, che mi sembrano emblematiche di come sia importante dare spazio a carriere insolite: organizzatore eventi e coordinatore educativo a La Scuola di Eataly; marketing manager per The Winebow Group (importatori di vini italiani); assistente executive per Sorgente Group of America, una società che conserva e restaura edifici americani iconici; data analyst del mercato italiano per AMSTAT Corp, una multinazionale che si specializza in flotte aeree aziendali, private e commerciali. Anche a livello internazionale, un ex studente che poi ha conseguito il Master in studi delle migrazioni ora si occupa del sostegno e degli affari umanitari a Medici senza frontiere in Olanda.
Facciamo sì che l’italiano apra le porte di carriere insolite e affascinanti. E’ più che sensato cercare di trarre vantaggio dall’italiano per il suo patrimonio culturale e per le potenzialità economiche. Si dovrebbe sfruttare il potere che deriva da una mentalità globale, una conoscenza approfondita della cultura e un’ottima competenza linguistica. L’italiano è un asset.