Orlando Furioso in mostra a Ferrara per i 500 anni dall'uscita: 5 motivi per non perdere la mostra dell'anno

Friday, September 30, 2016

da: L'Huffington Post

Orlando Furioso in mostra a Ferrara per i 500 anni dall'uscita: 5 motivi per non perdere la mostra dell'anno

Di Giuseppe Fantasia

 

Cosa vedeva Ludovico Ariosto quando chiudeva gli occhi e stava per descrivere una battaglia, un duello tra i cavalieri o il compimento di un incantesimo? Quali sono stati i libri ad averlo influenzato maggiormente in tal senso e, soprattutto, quali opere d'arte furono le muse del suo immaginario?

Al Palazzo dei Diamanti di Ferrara è stata allestita "Orlando Furioso 500 anni", una mostra molto interessante - e a suo modo imperdibile (è visitabile da domani, 24 settembre) - che cerca proprio di rispondere a queste domande che ruotano attorno a L'Orlando Furioso, la sua opera più conosciuta, ultimo tra i romanzi cavallereschi e primo tra i moderni di cui quest'anno ricorrono i cinquecento anni dalla sua prima pubblicazione, avvenuta proprio nella città estense nel 1516.

Quello che è considerato unanimemente il primo poema classico italiano - apprezzato per il suo essere misterioso, disincantato e sognante insieme e che, tra i suoi numerosi fans, ebbe grandi autori come Machiavelli, Cervantes, Galileo, Voltaire, Pirandello e Calvino - torna in auge grazie a questa mostra - un lungo lavoro durato tre anni - a cura di Guido Beltramini e Adolfo Tura, affiancati da Maria Luisa Pacelli e Barbara Guidi della Fondazione Ferrara Arte che ha pubblicato anche il prezioso catalogo. L'Orlando Furioso è il punto di partenza di questa mostra, visitabile fino all'8 gennaio prossimo, e tutti i viaggi, i condottieri (reali e leggendari), le battaglie e la vita cortese li ritroverete compresi nelle oltre ottanta opere presenti.

Noi dell'Huffington Post l'abbiamo vista in anteprima e qui vi segnaliamo i 5 motivi per non perderla. Gli altri, li scoprirete voi:

  • 1 L'allestimento
     
    Una controporta a forma di libro vi introdurrà alla mostra, facendovi assaporare quell'antico mondo cavalleresco medievale con i suoi pregi e difetti. Si inizia con un libro, L'innamoramento di Orlando, unica copia della seconda edizione (1482-1483) di Matteo Maria Boiardo e si continua con altri libri, oggetti, dipinti e molto altro ancora. Nel suggestivo allestimento, curato dallo studio Antonio Ravalli Architetti, giochi di luce e scritte sulle pareti molto scure cattureranno il vostro sguardo, in particolare modo il 'salto' speciale del personaggi dall'Innamorato al Furioso. Un libro lo ritroverete anche alla fine: il Don Chisciotte di Cervantes, uno dei tanti ad accorgersi della grandezza del poema ariostesco. Nel romanzo, uno dei personaggi, il curato, visitando la biblioteca di Don Chisciotte, sbotta: "Se tra questi libri c'è il poema di Ariosto e parla una lingua che non è la sua, non gli porterò nessun rispetto, ma se è nella sua lingua, me lo porto sul capo".
 
  • 2
    Il canto visivo dell'Ariosto
     
    Un artista, dovendo rappresentare un re guerriero medievale, si trovava costretto a precisarne l'aspetto. Uno scrittore, al contrario, poteva esimersi da ogni descrizione: è questa la via scelta dall'Ariosto. La mostra lavora, dunque, sull'immaginario visivo dell'autore mentre scrive il poema e lo fa dialogare insieme dipinti, sculture, arazzi, libri, manoscritti miniati, strumenti musicali, armi e oggetti preziosi. Opere che lui stesso ebbe modo di conoscere, ma anche pezzi coerenti con la tradizione che nutrì il suo immaginario.
 
  • 3 Il desiderio
     
    Il desiderio muove tutto il Furioso: tutti lo cercano e diventano matti nel cercarlo. Come L'Innamorato, anche il Furioso ha una sua lettura di intrattenimento: Ariosto ci presenta i suoi personaggi e poi li dimentica, passando ad altri ancora e ad altre cose e vicende (un po' come avviene in una grande telenovela), per poi tornarci magari dieci canto dopo, provocando stupore e meraviglia.e lui a guidarci, suggerendo, ammonendo, soccorrendo la memoria e permettendo di riprendere il filo laddove era stato interrotto. L'intreccio è affascinante e lo sguardo del suo autore è distaccato e ironico insieme da far sì che il poema non abbia una lettura univoca. Solo chi scrive tiene le fila e chi legge viene invece tratto in inganno, come dagli artifici di un mago. Ogni personaggio è portatore di un desiderio che lo lega al proprio destino, lo imprigiona e gli toglie il senno. Il desiderio muove ogni cosa: per una donna, per un uomo ma anche per una spada, un cavallo o le armi di Ettore di Troia contese fra i paladini. Tra le opere da non perdere che illustrano questo concetto, un elmo antico, simbolo delle già citate armi di Ettore, è una Venere di Botticelli che nell'edizione del 1516 e di una bellezza astratta e siderale, simbolo della grazia femminile.
 
  • 4 La pazzia
     
    "Chi vive senza follia non è così savio come crede" disse François de La Rochefoucauld. Tutti siamo pazzi, ognuno impazzisce per una cosa, amore, sesso o altro. Ne era convinto anche l'Ariosto che ha fatto di questo, uno dei temi dominanti del suo poema. La pazzia è ovunque, tranne che sulla luna, astro identico alla terra, ma se ne differenzia perché lì non c'è pazzia. E riflettente e lucida, scrive nel poema, come una sfera d'acciaio (una visione, la sua, simile a quella di Leonardo da Vinci), ed è lì che Astolfo, accompagnato da San Giovanni (splendido il dipinto San Giovanni a Patmos di Cosmè Tura), recupererà il senno perduto da Orlando.
 
  • 5 Il meraviglioso 
    Nell'Ariosto il meraviglioso si nutre sia di cortesie sia delle audaci imprese del remoto mondo artigiano e carolingio, sia della mitologia classica, come quella della liberazione di Andromeda dal mostro marino narrata da Ovidio nelle Metamorfosi. Al suo tempo, il meraviglioso era anche nelle grandi scoperte geografiche, da Colombo a Vespucci e nelle relazioni di viaggi. Lui visse questa esperienza attraverso le pagine dei libri, così che sugli oceani "sicuro in su le carte verrò, più che sui legni, volteggiando".